Lo sperimentalismo di Roberta Maci e le sonorità del jazz incantano il pubblico da casa

Estro e creatività. Roberta Maci, musicista e polistrumentista ha reso la sua quarantena un modo per elaborare, studiare, e, infine, donare quanto di più prezioso un artista possa realizzare.

Il primo maggio ha partecipato ad una rassegna musicale in video streaming organizzata da Catania Jazz alla quale hanno partecipato anche altri musicisti.

La performance della sassofonista di origini acatesi, che oggi vive a Siracusa, ha permesso di apprezzare anche in streaming il jazz nella sua forma più alta. Espressione di una contemporaneità che ha tratti d’avanguardia e, come accade per i più grandi artisti l’evoluzione di ogni tratto, tono, armonia, donano all’ascoltatore emozioni sempre varie. Ad un ascoltatore attento non sono sfuggiti i suoni ‘particolari’ le sonorità che hanno spaziato dall’etnico al jazz più puro nell’interpretazione di ogni emozione dell’artista come Roberta Maci racconta.

Quali strumenti hai usato durante l’esibizione?

“Ho suonato il flauto traverso e due sax: soprano e contralto, supportandomi con la loop station e le percussioni”.

Ecco, la loop station, potresti spiegare a chi non è addetto ai lavori cos’è? In effetti, in molti avranno pensato che foste in due a suonare, invece?


“La loop station permette di registrare sul momento diverse tracce sovrapposte e quindi di interagire con sé stessi. Non avevo mai usato questo supporto, ho approfittato della realizzazione di questo video per iniziare ad utilizzarlo e, come da mie previsioni, mi ha coinvolta tantissimo.”

Quali brani hai suonato?

“Non ho suonato dei brani esistenti, ho suonato, tutto qui. Spesso ho fatto dei richiami e riferimenti musicali, ma niente di specifico che avesse un inizio e una fine prestabiliti”.

“L’idea di suonare qualcosa di esistente spesso non mi attira, preferisco sviluppare cose nuove. Tutto ciò che ho suonato è stato concepito al momento della registrazione, a tratti sembrerebbe affidato al caso, ma io ho sempre ben chiaro in mente cosa suono e credo che ognuno debba dare i significati che preferisce”.

Viene spontaneo pensare all’arte e alla musica come complementari, tu cosa ne pensi?

“La musica, come l’arte in genere, non ha bisogno di essere supportata da una spiegazione preventiva o successiva, tutto quello che serve è già lì, è la musica in sé. Nel momento in cui cerchi di spiegare qualcosa ha già perso di significato. Sono convinta che chi ascolta debba dare l’interpretazione che preferisce, oppure, meglio ancora, non dare alcuna interpretazione, ascoltare, ‘solo’ questo”.

Improvvisazione è la tua peculiarità, hai qualche tratto quando suoni che pensi ti caratterizzi?


“Per tutto il tempo del concerto ho sempre mantenuto costante un aspetto: la ripetizione. È una mia caratteristica, mi piace ripetere e reiterare le melodie e i ritmi trasformandoli sempre in qualcosa di nuovo.
Riflettendo mi sono resa conto di quanto la ripetizione sia una componente comune di questi tempi in cui un po’ tutti ci ritroviamo a vivere le giornate con gesti e azioni simili tra loro. La capacità di partire dalla stessa cosa e di plasmarla in modi diversi credo sia interessante nella musica quanto nella vita”.

Pensi che i concerti in streaming possano arrivare allo stesso modo dei live? Cosa ti è mancato?

Penso che un concerto dal vivo non sia paragonabile ad uno in streaming. Ciò che manca è “il momento” stesso, l’esserci, l’essenza primordiale di un’emozione e di un momento che si possono vivere quando si è ad un concerto, di fronte a dei musicisti che condividono lo stesso attimo di vita e creatività con il pubblico.

Il mio video, ad oggi ha fatto oltre tremila visualizzazioni, ma quante di queste persone hanno effettivamente ascoltato ciò che ho fatto? È chiaro che, come la maggior parte delle cose, questo ha aspetti duplici, sia positivi che negativi. Probabilmente la mia musica è arrivata a persone alle quali con un concerto dal vivo non sarebbe arrivata, ma la quantità può sostituire la qualità di un vissuto emozionale vero? Non credo.

Io cerco di prendere sempre il lato interessante delle cose, ma i concerti mi mancano e mi mancheranno ancora per molto tempo. L’anno scorso è uscito il mio album e questa estate ho suonato molto, sia con il mio gruppo che con quello di Stefano Maltese, mio compagno di musica e di vita.Avevamo tanti progetti da realizzare, festival e rassegne da seguire, concerti da fare. È sfumato tutto e come se non bastasse nessuno si preoccupa di questo. Ma questa è un’altra storia.

Per ascoltare Roberta Maci clicca su

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Pubblicato da Valentina Maci

Giornalista pubblicista e interprete. Adoro scrivere, nel mio blog trovi un po' del mio lavoro e le mie passioni come la sezione 'Book Addicted'

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