Inaugurato domenica sera il Ridotto dello Spazio Naselli di Comiso. Il foyer adiacente il noto teatro Naselli in una nuova veste diviene uno spazio per eventi culturali. Luci soffuse, vino e ottima musica hanno dato un tocco di classe a questo nuovo palco casmeneo. Ad inaugurare il Ridotto Naselli c’è un programma ricco, quello di “Aràund”, jazz e contemporanea, che vede la direzione artistica di Alessandro Nobile, che in questi giorni sta portando avanti anche la stagione di “Paralleli Sonori n.4 a Vittoria”.
Il primo evento del Ridotto Naselli ha visto sul palco Rita Botto in trio con Carlo Cattano e Giuseppe Finocchiaro. “Sono i miei cavalieri da una vita in questa formazione jazzistica –racconta Rita Botto- da quando ho cominciato a cantare a Catania. Sono i miei fedeli musicisti.” Rita Botto continua ad incantare con la sua voce e la scelta del dialetto siciliano che insieme incarnano le sonorità della Sicilia lasciandosi contaminare dalle influenze del Vicino Oriente.
“Sono anni – afferma Rita Botto- che porto avanti il progetto sulla Sicilia con i miei soliti musicisti. Ho altre formazioni più popolari, con la banda, ma questa con jazzisti è una formazione che bene interpreta il linguaggio siciliano.” Qual è il messaggio che porta avanti con la sua musica? “Che dobbiamo sempre guardare a quello che abbiamo sotto gli occhi. Noi siciliani ne abbiamo così tante di cose importanti che spesso le perdiamo di vista senza andare a fondo, senza comprendere il vero significato di quello che ci circonda. Siamo fieri della nostra Sicilia ma poco sappiamo di ciò che ci appartiene.” La musica per Rita Botto è il “veicolo” per raccontare delle storie, alla base ci sono la poesia popolare, che esprime i sentimenti di un popolo, la cultura e il dialetto siciliani.
“Senza il dialetto –dice la Botto riprendendo le parole di Buttitta- non andiamo da nessuna parte. Ho scelto un dialetto semplice da fare capire a tutti. Forse, perché ho cominciato a Bologna a cantare in Siciliano, un dialetto che poteva ‘tradursi’ facilmente in italiano. Il tentativo è quello di recuperare le nostre radici. I brani che canto sono intrisi di tante influenze. Anche quando fuori dall’Italia non capiscono questa lingua comunque i suoni suggeriscono un messaggio.” Una contaminazione che emoziona anche senza comprendere, a volte, le parole, grazie alla musicalità. Una musicalità che fonde elementi siciliani al jazz toccando le sonorità orientali: “C’è sempre una contaminazione, non c’è nulla di puro. Tutti i popoli del Mediterraneo nell’ambito musicale si sono mischiati e c’è una radice comune. L’acqua dove scorre porta –evidenzia Rita Botto-.”
Rita Botto lancia un messaggio ai giovani: “Approfondire le cose. Siamo pieni di stimoli, troppi stimoli. Non c’è il tempo di approfondire. Se si vuole conoscere bisogna andare a fondo per capirle. Bisogna togliere le distrazioni. Siamo troppo distratti e non c’è più tempo per niente. Questa è la più grande tristezza”.
Il prossimo appuntamento di Aràund è il 5 aprile con “Stefano Maltese Sonic Mirror 4et”, ancora una volta protagonista il Ridotto dello Spazio Naselli che tornerà ad essere al centro della scena jazzistica internazionale.