L’assalto a Vittoria del 10 luglio del 1943 descritto da Stefano Pepi che torna a fare un’analisi storica dello sbarco americano in Sicilia
Stefano Pepi esce con un nuovo saggio. Dopo “Obiettivo Biscari” e “Biscari fascista”, Pepi analizza i fatti storici della Seconda Guerra Mondiale a Vittoria. Un viaggio intrapreso nell’antica Biscari insieme allo storico Domenico Anfora. Una nuova visione delle stragi compiute dagli americani nel luglio del 1943.
IL CASO MANGANO
«Il caso Mangano -scrive Pepi- resta tuttora irrisolto , non conosciamo i nomi e l’unità di appartenenza dei militari responsabili dell’esecuzione, non sappiamo che fine sia toccata in sorte ad Ernesto, se sia stato ucciso insieme al fratello ed al nipote o sia stato fatto prima prigioniero e poi sia morto altrove e, soprattutto, ignoriamo la vera causa che fece risuonare quel 10 luglio 1943, forte e perentorio, l’ordine: “Shoot fascists!”, spara ai fascisti, che causò la morte di Giuseppe, di Valerio e probabilmente di Ernesto.»
PREFAZIONE DI ANTONIO CAMMARANA
A curare la prefazione di “Spara fai Fascisti” è Antonio Cammarana, storico di Acate: «È la prima ricostruzione storica ampia e dettagliata, fondata sui documenti dell’archivio di stato di Ragusa e dell’archivio Ufficio Storico di Stato Maggiore dell’Esercito, Aussme, della città di Vittoria, dall’inizio del Ventennio fascista fino all’occupazione angloamericana del 1943. Interessante –evidenzia Cammarana- anche la ricostruzione dell’abbattimento del Douglas C-47 18522 Dakota, colpito dal fuoco amico delle contraeree navali americane, che precipitò vicino al caseggiato rurale di Contrada Casazza, tra Acate e Vittoria e del successivo scontro a fuoco tra la retroguardia militare tedesca del battaglione Weber e i sopravvissuti dell’aereo, che si concluse con la morte dei paracadutisti americani».
POSTFAZIONE DI DOMENICO ANFORA
La postfazione è di Domenico Anfora: « Il lettore attento leggendo queste righe avrà la possibilità di calarsi nella drammatica realtà di una Vittoria in guerra, ripercorrendo i giorni di un calvario che segnò indelebilmente tutti gli abitanti. Si può anche intuire l’amarezza di quei soldati italiani che hanno combattuto l’invasore, che hanno sofferto e messo in gioco la loro vita per quella che chiamavano Patria e, poi, hanno visto il nemico accolto con gioia, lo stesso che bombardava e distruggeva la vita civile delle città italiane. In queste righe, popolate di varia umanità, si incontra un’antinomia di elementi: dignità e bassezza, coraggio e viltà, umanità e crudeltà».